Riprendo un mio articolo pubblicato sulla rivista Rosa+Croce dello scorso autunno nel quale veniva riportato il mio intervento sull'Economia al Convegno Nazionale dell'Ordine della Rosa Croce Amorc a Roma. (Terza ed ultima parte)

I segnali che dimostrano che questo cambiamento è in atto sono molteplici, ma purtroppo ancora deboli e i mass media fanno fatica a riconoscerli.
Noi vediamo il mondo attraverso le lenti della nostra rappresentazione simbolica di esso.

Il denaro è l’elemento chiave della storia di separazione che caratterizza la nostra civiltà.
Tuttavia la nostra ripugnanza verso il denaro si basa su ciò che esso è stato e non su ciò che potrà essere.

I nostri bisogni sono limitati e quando li abbiamo soddisfatti, ci volgiamo verso i bisogni degli altri, diventiamo più generosi, ma questo non avviene per quanto riguarda il denaro. Questo, tendiamo ad accumularlo e a non farlo circolare. Ricordiamo la metafora della dinamo della bicicletta. Il denaro svolge il suo compito, solo quando circola e non quando sta fermo.

Quando non c’è denaro per facilitare le transazioni, l’economia del dono riemerge e un nuovo genere di denaro viene creato. Una fondamentale premessa a queste mie note è che l’essere umano desidera donare per natura e che questo desiderio è stato represso a causa della scarsità indotta dal nostro attuale sistema economico.
Un’economia sacra, è quella che libera il nostro desiderio di lavorare per qualcosa di utile che emancipa il nostro desiderio di donare. L’organizzazione del Convegno della Giurisdizione di Lingua Italiana del nostro Ordine lo scorso giugno, è stato un bell’esempio di cosa intendo: tutto ciò che è stato fatto per la realizzazione di quell’evento, è stato creato attraverso il dono che alcuni volontari, senza alcuna ricompensa materiale, hanno voluto offrirci.
In un’economia sacra le persone desidereranno ancora lavorare duro, ma solo perché lo vogliono, non perché devono.
Quando trasformiamo “devo” con “voglio” noi diventiamo liberi.
Un’ Economia Sacra immagina un mondo dove la gente fa le cose per amore, non per denaro.
Certe volte, ho la sensazione che non stiamo vivendo le nostre vite, ma solo quella per cui siamo pagati.
Non è difficile riconoscere che un’enorme porzione del nostro lavoro è superfluo o addirittura deleterio per la nostra Felicità. Uno dei prodotti dell’attuale economia della scarsità, è la nostra avidità.
Un indice che l’avidità riflette la nostra percezione piuttosto che la realtà della scarsità, è che la gente ricca, tende a essere meno generosa di quella povera.
Alcuni studi indicano che le persone meno ricche donano con più facilità. La scarsità allora è perlopiù un’illusione, una creazione culturale.
Viviamo in un mondo di abbondanza, ma dobbiamo rieducare noi stessi a un uso più ecologico e consapevole delle risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione, oltre che condividere queste risorse con più equità.
Aspetto questo, non secondario per noi che facciamo parte della fetta del mondo che ha molto di più dell’altra.
L’attuale convergenza di crisi, crisi monetaria, energetica educativa, sanitaria, idrica, territoriale, climatica, politica, ambientale e altro ancora, è una crisi di nascita.
Una nascita che ci sta espellendo dal vecchio mondo introducendoci dentro un mondo nuovo.

Un movimento con una diffusione globale come il nostro può essere un veicolo importante in questo processo di Riunione e credo che ogni strumento utilizzato per riconnetterci l’uno con l’altro, meriti di essere chiamato Sacro.
A questo proposito dobbiamo riconoscere che la scienza così come la conosciamo oggi, ha integrato la separazione tra i suoi metodi e dobbiamo convenire che ha avuto una grande efficacia, ha ottenuto risultati anche in termini di progresso tecnologico neanche immaginabili cento anni fa.
E’ giunto ora il momento che anche la scienza partecipi a questo processo di Riunione che dia il suo contributo per riunire ciò che per comprendere ha dovuto separare. Non a caso chiamiamo questa scienza “sacra”.
Noi con i nostri studi e con l’attività di quanti hanno deciso o decideranno di collaborare con le attività dell’Accademia Rosa-Croce, desideriamo essere protagonisti di questo processo di Riunione.
La nostra aspirazione deve mirare a nulla di meno che a un Mondo Sacro. Una Via Sacra alla vita ci connette alla gente e ai luoghi attorno a noi.
Questo vuol dire che un’ Economia Sacra deve essere per la maggior parte un’economia locale, nella quale noi abbiamo relazioni multidimensionali e personali con la terra e con le persone che incontrano i nostri bisogni e i cui bisogni noi contribuiamo a soddisfare.
Un’ Economia sacra è parte di una più ampia rivoluzione dell’essere umano: internamente può rappresentare il raggiungimento della pace con noi stessi; esternamente, la riconciliazione con la natura.
A livello personale, la più profonda rivoluzione che possiamo mettere in atto è una rivoluzione di noi stessi, della nostra identità.
Parafrasando Gandhi: “vogliamo incarnare il cambiamento che desideriamo vedere nel mondo”.

Noi non siamo in essenza esseri separati che hanno relazioni, noi siamo relazioni!
Parte della guarigione che un’economia sacra può portare alla nostra società può derivare dal contribuito che essa può dare alla soluzione del dualismo tra spirito e materia.
In un’economia sacra, facciamo più attenzione e non meno agli oggetti che abbiamo a disposizione. Ci preoccupiamo che questi durino nel tempo e se si rompono, li ripariamo, non li buttiamo.
Il tempo è vita. Per essere veramente ricchi, dobbiamo riconquistare la sovranità sul nostro tempo. A dispetto di centinaia di anni di tecnologie che avrebbero potuto liberarci dalla schiavitù di un lavoro spesso alienante, oggi abbiamo meno tempo di una volta.
La migliore decisione in campo economico è quella che arricchisce tutti: i singoli, la società ed il pianeta.
Un’economia sacra ingloba questo principio, allineando il profitto con il bene comune.



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