Il mio incontro con il prof. Giacinto Auriti

Ho conosciuto il prof. Giacinto Auriti durante la serata conclusiva del corso post universitario sugli “Studi dei Valori Giuridici e Monetari” nel 1997. A quella serata, svolta nel teatro di Atri,  in provincia di Teramo, partecipò anche il comico Beppe Grillo.
    
Alcuni giorni prima, un mio caro amico che aveva partecipato al corso, tentò di farmi capire la teoria del Professore, ma devo confessare che solo la grande stima che riponevo e ripongo ancora in lui mi permise di non trattarlo come un pazzo.
  
La mia vita da quella sera, non è stata più la stessa. Ho cominciato a leggere i libri del Professore e a documentarmi. Per chi volesse maggiori informazioni sulla sua teoria del valore indotto della moneta, consiglio il sito www.simec.org
   
Poi ho avuto la fortuna di frequentare presso il Centro Studi Celestiniano dell’Aquila, delle lezioni volute da alcuni suoi ex studenti che avevano ancora molte domande da porgli. In quelle occasioni il venerdì sera, ospiti di Padre Quirino Salomone, in una delle salette all’interno della Basilica di Collemaggio a l’Aquila, ho avuto modo di conoscerlo anche dal punto di vista umano.

Arrivava da Roma o da Guardiagrele in provincia di Chieti, con la sua Fiat Uno messa non proprio bene e poi, quando cominciava a parlare, era una forza della natura.
    
Una delle frasi che ripeteva spesso, era che politicamente, si posizionava a destra dell’estrema destra.
Una sera sentendolo ripetere ancora una volta la stessa frase, trovai il momento giusto per porgli una domanda. Chi lo ha conosciuto sa come si infuriava quando veniva interrotto durante un suo ragionamento. Gli chiesi: “ma professore, non le sembra che l’essere a destra dell’estrema destra, in qualche modo la faccia avvicinare alla sinistra dell’estrema sinistra?” e per dare enfasi alla mia domanda, mimavo allargando il mio braccio destro e quello sinistro sino a far combaciare le palme delle mani alle mie spalle. Lui mi rispose con una colorita frase in dialetto abruzzese, ma con stampato sul suo volto uno dei suoi bellissimi sorrisi, dimostrandomi quanto in effetti fosse d’accordo, in qualche maniera, con la mia affermazione.
    
Sta di fatto che la mia sensazione era che lui fosse un Uomo che aveva già superato certe ripartizioni dicotomiche di cui la nostra società è tanto caratterizzata. I fatti lo hanno dimostrato, i suoi insegnamenti sono stati appresi in modo trasversale da persone con diverso orientamento politico e provenienti dai più differenti strati sociali.
    
Ero affascinato dalle sue metafore che non mancavano mai per semplificare problemi che in altri ambienti vengono spacciati per “complicati”.
    
Per questo al termine di un convegno organizzato a Teramo lo scorso 23 settembre sulle  tesi del Professore, a margine di altre manifestazioni volute dall’Università, ho dichiarato con tutta la forza di cui sono stato capace che proprio in memoria del Professore, abbiamo il dovere di evitare di andare in giro a dire “sciocchezze”, fregiandoci del suo nome, anche se in perfetta buona fede; quella sera ne avevo ascoltata almeno una. 

Oggi più che mai ci troviamo a dover fronteggiare una marea di disinformazione fatta da professionisti ai quali spesso si risponde da dilettanti mostrando il fianco a critiche spesso giuste.

In memoria del Professore abbiamo il dovere di comprendere profondamente la sua teoria ed essere pronti a controbattere argomentando in maniera pacata ma decisa a quanti tentano di smentire la validità scientifica dei suoi insegnamenti e più in generale l’esistenza della grande truffa del debito.

Una cosa sopra a tutte mi ha insegnato il Professore senza che lui spendesse una sola parola per farlo: se credi in qualcosa devi anche essere disposto a dare la tua vita perché essa si affermi. Lui lo ha fatto, è stato un esempio oltre che di conoscenza, anche di determinazione.
    
Oggi, con gli strumenti internet a disposizione, è facile essere informati quasi in tempo reale su cosa si scrive nella rete su di lui. Quando accade che se ne parla a sproposito, in maniera anche drammaticamente negativa, mi prende un moto di rabbia, ma passa subito. Traendo esempio da lui mi dico: “fai qualcosa”. Questo qualcosa oggi per me, è essere culturalmente e scientificamente preparato. Desidero essere preparato a rispondere a qualsiasi obiezione possa esser posta riguardo ai suoi insegnamenti, anche dal governatore della banca centrale europea in persona, se necessario.

Desidero essere uno strumento al servizio dell’ideale per una società futura libera dalla schiavitù del debito, che condivida una prosperità possibile tra tutti gli esseri umani.

A queste note palesemente entusiastiche, devo purtroppo aggiungerne una un po’ critica. Il Professore parlava spesso di poteri forti che manovrano perché il sistema del debito si perpetri e si rafforzi nel tempo. Penso che ci siano pochi dubbi che questi poteri esistano, ma l’equazione che i “cattivi” sono gli “altri” e i “buoni” siamo noi, è un’equazione che non mi sembra poter funzionare. Sono stato educato nella religione Cattolica e all’interno di questa ho cercato sin dall’adolescenza le risposte alle classiche domande: chi siamo? da dove veniamo? Dove andiamo? Per la verità sono rimasto spesso deluso dalle risposte che ricevevo (qualcuno dice perché ho incontrato le persone sbagliate). Ho quindi continuato la ricerca e sono approdato ad una di quelle organizzazioni che viene spesso etichettata come una delle centrali del Nuovo Ordine Mondiale; intendendo con questa definizione un gruppo di potenti che desiderano soggiogare l’umanità al proprio volere. Personalmente, non trovo che ci sia nulla di negativo nell’auspicare un Nuovo Ordine Mondiale, se questo mettesse al primo posto gli tutti gli Esseri Umani e il loro bene. Nella mia frequentazione di questa scuola filosofica, non religiosa e apolitica, posso testimoniare che le generalizzazioni che spesso si fanno, sono errate o almeno lo sono dal mio punto di vista. In alcune conferenze che tengo per questo movimento, parlo del Professore e delle sue teorie. Nessuno ha mai tentato di fermarmi.

Cerco il bene in me, ma più spesso devo fare i conti con la mia incapacità di esprimerlo nelle azioni concrete, al punto da sentirmi in grave difetto per ciò che ometto di fare. Se vogliamo una società migliore, cerchiamo ciò che ci unisce e non demonizziamo  il diverso. 

Porterò per sempre nel mio cuore il ricordo, l’esempio e gli insegnamenti del Professore e mi auguro di poter dare il mio contributo perché la sua eredità possa produrre frutti benefici, permeabile anche al contribuitio di altri studiosi, per construire una società sana e non una "nuova religione".

   

L'Utopia necessaria

Pensare che la costruzione di una società nella quale si possa disporre liberamente di ciò di cui si ha bisogno, sia una utopia, mi fa andare alla sua definizione: qui al minuto 39:10 Oscar Farinetti ne da una descrizione decisamente condivisibile la fa derivare dal greco eu-topos "luogo meraviglioso" e non da u-topos  "non luogo". Nel video, si parla di coraggio e di fortuna e merita di esser visto tutto.


Dobbiamo convenire che l'utopia dal punto di vista della storia del progresso scientifico, non esiste. Potremmo riempire un libro intero di "cose impossibili" diventate realtà.


In questo blog, desidero fare delle riflessioni, delle riflessioni di un "uomo comune", assieme a chi vorrà offrire il proprio contributo per "visualizzare" e quindi in qualche maniera contribuire a "creare" un mondo dove la cooperazione e la condivisione sono le parole chiave per vivere in armonia con se e con gli altri nel rispetto delle leggi della Natura. Un mondo in cui il denaro non serve più perchè la nostra evoluzione morale e sociale, ci permette di accedere a tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere pienamente.

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